“Allora Vincenzo, com’è andato il concerto di Blanco?”
Sentiamo dire, in giro, “I put an onion sono vecchi, ascoltano musica della preistoria”; “I put an onion fanno schifo, hanno i capelli grassissimi”; “I put an onion qua e I put an onion là e questo e quello e pure per voi eh!”. 23 dicembre 1888: Vincent Van Gogh vuole farsi bello per la vigilia di Natale, impugna un rasoio, va lungo con la basetta e si taglia un bel pezzo di orecchio. I vicini, il fratello, la signora Cesira al piano di sotto gli dicono di andare al pronto soccorso ma lui non sente ragioni. Perchè non ha più l’orecchio. Capita la battuta? Dice che non ci va, che c’è un sacco da aspettare, che non si sente “in ordine” con una basetta su e l’altra completamente rasata. Come dargli torto. Perderà l’orecchio, lasciato incustodito sul davanzale di travertino dello specchio retroilluminato a led. Il senno se n’era andato via da un pezzo. Morirà un anno e mezzo dopo. Che pittore, che capolavori.
Che cosa voleva comunicare qui l’artista:
Van Gogh, una lama e si taglia l’orecchio
Io ti sento cantare, sto per fare lo stesso
Ho il rasoio tra le dita ma non ti ammazzo
Michele pare l’abbia scritta apposta per questi pseudo cantanti: Blanco poteva essere sostituito da Ariete, Ernia, Lazza e compagnia, sono intercambiabili, probabilmente la stessa persona. L’artista rispedisce al mittente le accuse di “anzianità” musicale con il titolo dell’opera: i Coma Cose hanno cose da dire e sanno scrivere. E non urlacchiano. E Anima lattina potrebbe tranquillamente essere un’opera de I put an onion. Anzi, che invidia.