Non abbiamo vissuto gli anni di Gigi Riva quindi non faremo retorica, non scriveremo dei suoi gol, dell’amore per il suo Cagliari e tante altre cose sentite nei giorni in cui si è spento per sempre. Ma continuiamo con tessere il fil rouge di questa sezione: l’abbraccio post Italia – Brasile 1994 a Roberto Baggio, che aveva appena fallito il decisivo calcio di rigore. Rivedendo uno dei tanti filmati dedicati a rombo di tuono, ci piace leggere nella sua espressione la lezione di un padre, un allenatore, un fratello maggiore, che certe cose le hanno già vissute; quel sorriso sta dicendo al divin codino che non è successo nulla, che la vita – anche se dedicata allo sport – è una cosa seria mentre il calcio beh il calcio alla fine è un gioco; che dopo tutto quello che ha fatto, dalla Nigeria in poi, quel rigore calciato alle stelle è un granello di sabbia, in una storia professionale che sfiora l’epica. Se lo abbraccia ed è un’immagine bella, sincera.
Cosa voleva comunicare qui l’artista: Riva sulla riva, non ad aspettare che passi un nemico, ma a godersi la passeggiata, come fosse un lento rientro negli spogliatoi, a fine gara o nell’intervallo. Testa alta, il linguaggio del corpo comunica calma, tranquillità, serenità. La posa è plastica, l’eleganza indiscutibile. Se ne va. O meglio, arriva. Arriva, Gigi Riva, sulla riva. Un degno finale.