Alla fine è uscito. Dopo aver sprecato chissà quante tonnellate di carta per stampare sta roba (finanziata da soldi pubblici), l’eminenza grigia che ha fondato quello che vuole passare per un quotidiano, ha abbandonato l’ordine dei giornalisti. Ma continua a scrivere eh, non temete. Come fai a perdere una penna del genere? Uno che, tra le migliaia, si inventa il soprannome “Gretina” per una ragazza con la sindrome di Asperger. Un genio in pratica. Ci sembra di vederlo che sghignazza dopo la brillante trovata e si appoggia al busto del duce per non perdere l’equilibrio, instabile per via degli accessi di tosse. Scommettiamo fin da ora che quando morirà, verrà definito un simpatico provocatore, si qualche volta (!) eccessivo ma un grande giornalista che ha fatto la storia della professione. Lo facciamo noi il titolo di Libero, per quel giorno
La sinistra se la ride sui social
Addio Vittorio
Unico, inimitabile, geniale, baluardo della libertà di espressione: “Sono decenni che rompono i coglioni con la Shoah, basta per l’amor di Dio”
Mica solo la sinistra.
Cosa voleva comunicare qui l’artista: che non si commetta l’imperdonabile errore di considerare Libero un vero giornale: si tratta infatti di una costosissima (per chi paga le tasse) carta da culo. Come diceva Benigni (mio dio che nostalgia di quel Benigni), “c’è gente indifesa che ci casca e guarda il telegiornale come se fosse un telegiornale veramente” riferendosi al TG4 di Fede. Ecco, è una boutade, somiglia in qualche modo a quello che noi si fa qui. Sdrammatizza. Confonde. Ma non ci credono neanche loro. La dimostrazione sta nel fatto che adesso il direttore editoriale è Capezzone, un radicale libero.