Che bella parola, gratitudine. Ripetiamola insieme: gra-ti-tu-di-ne. Che soddisfazione, nevvero? Pare di aver usato tutte le possibili zone della bocca con cui pronunciamo le parole. Ma pensiamo anche a chi è più sfortunato: a Daniela Santanchè per esempio, a cui da vent’anni questa possibilità è preclusa; o più recentemente a Bianca Berlinguer, la cui voce si è ridotta ad un gracchio che suscita tenerezza. Poter muovere tutti i muscoli facciali a piacimento è tutt’altro che banale. Diamo per scontato tantissime cose. Per dirne una: le forze dell’ordine che ci proteggono dai facinorosi. Oh, senza questi eroi, i pronti soccorsi sarebbero vuoti eh! Queste persone rischiano la vita tutti i giorni, col solo assetto antisommossa, contro orde di 15enni armati di khefiah e slogan come “Violenza è stupido”. Non ce lo dimentichiamo. Perdonateci, non si può parlare delle forze dell’ordine solamente nel caso in cui qualcosa non funziona perché in tutti gli altri casi […] e magari anche con stipendi inadeguati, nessuno ha detto loro grazie […] Noi pensiamo che sia molto pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni a chi ogni giorno rischia la sua incolumità per la garantire la nostra: è un gioco che può diventare molto pericoloso.
Cosa voleva comunicare qui l’artista: non chiamiamole più sbarre o inferriate, sono termini superati. Grata ha decisamente un suono più dolce. Scomodiamo Borges: