Born to be Morty

“Isacco?”
“Ditemi, padre”
“Era un respiro quello che ho sentito?”
“No padre, ve l’assicuro”
“Sicuro? Dai, vieni qui su questo altare sacrificale che così ne parliamo con calma”
“Preferirei di no, padre”
“Dai, non ti faccio niente”

Che scena, quella. Dio, su suggerimento di Marta Fascina, chiede ad Abramo di dimostrargli la sua totale devozione uccidendo l’unico figlio avuto dopo mille tentativi di inseminazione artificiale di un utero in affitto (Sarah infatti è vecchia come Matusalemme), Isacco, tra l’altro un buonissimo guaglione. Ricorda tantissimo quando don Pietro Savastano costringe Ciro Di Marzio a bere dal bicchiere in cui ha appena urinato. L’unica differenza è che Dio, dall’alto della propria immensa misericordia, ferma Abramo; l’immortale invece manda giù e chi s’è visto s’è visto. Cristianesimo 1, camorra 0. Ma c’è ancora il ritorno. Ha poco senso questo paragone? Ah si? Ancora lì a cercare una ragione per le cose? Che pena ci fate. 

Che cosa voleva comunicare qui l’artista: urge accendere la TV (peraltro uno dei 4 cosiddetti comandamorty) e recuperare una pietra miliare dell’animazione. Rick e Morty è talmente assurdo che non poteva sfuggire ai nostri radar. Le parole di Morty sono vette di nichilismo difficilmente raggiungibili. Scolpite nella roccia, sorrette da mani che stavano per commettere un figlicidio, parola di una bruttezza rara. Come dite? Ah, era Mosè a sorreggere le tavole della legge? Esticazzi. Cos’è quella macchia verde? Scopritelo da soli, cagac***i.

Capperi e acciderbola, ma i comandamorty sono rimasti in lingua originale sanscrita! Piccola traduzione in lingua corrente:

I. Nessuno esiste per un motivo

II Nessuno appartiene ad alcun luogo

III Moriremo tutti

IV Vieni a guardare la TV