Golden brown, finer temptress
C’è un’azienda in cui per assumere qualcuno ci mettono dai 6 ai 18 mesi: i candidati vengono scandagliati da capo a piedi, fanno almeno tre colloqui e poi alla fine il nuovo arrivato ha la prontezza di un pesce rosso. Anche quello è un talento: sbagliare sistematicamente le assunzioni. Mai un brivido, con un ufficio personale del genere. O almeno così cantavano gli Stranglers. Michele (che dio l’abbia in gloria, ha una frase per tutto) racconta che
Ho un amico che per ammazzarsi ha dovuto farsi assumere in fabbrica
Indovinate in quale fabbrica. Figuriamoci se poi l’aspirante (no, non col naso) è una fine tentatrice, anzi tra le migliori che esistano.
Che cosa voleva comunicare qui l’artista: che lingua, questo nostro italiano. Ricchissima, a volte, mille significati in un solo verbo, molte altre. Certo, si potrebbe anche dire “farsi di”, “consumare”, ma assumere sa proprio di qualcosa che ti entra in corpo e poi in circolo, che diventa parte di te, della tua organizzazione. Chiedete a Detlef, se non è così. “Ragazzi, non drogatevi. Ho perso la corsa della vita, a causa di quella robaccia”, diceva il grande e indimenticabile Pedro Benitez, lo scalatore delle Ande, in una delle scene “cult” di Occhi del Cuore, fortunatissima fiction dei primi anni 2000. Che lezione di vita. Che forza.